Mentre confluivano nella mattinata del 4 novembre a Largo Cairoli, a Milano, le persone per la manifestazione dello Sciopero Generale, i vari raggruppamenti e principalmente le tre organizzazioni sindacali che avevano indetto lo sciopero (CUB, USI-AIT, SGB) si posizionavano per il corteo. Il corteo molto vivace, colorato, comunicativo, soprattutto molto combattivo partiva alle 10,30 circa percorrendo il centro della città. Non essendo stato concesso il passaggio in via Larga, sotto il Consolato Turco, il tragitto è stato più corto rispetto a quello dello Sciopero Generale del 18 marzo. Davanti, come nello sciopero precedente, è stata posizionata la delegazione dei curdi. Al corteo erano presenti gli striscioni delle varie aziende di provenienza e delle categorie lavorative, dei comitati per la casa, le bandiere dei sindacati aderenti.
Lo spezzone rosso/nero si è posizionato nella chiusura del corteo: dietro lo striscione dell’Unione Sindacale Italiana, oltre i compagni dell’USI c’erano i compagni della FAI milanese con lo striscione “Disertori delle vostre guerre”, varie componenti anarchiche e libertarie. Provvisti di un modesto amplificatore lungo il percorso si gridavano slogan come: “Vogliamo l’uguaglianza, vogliamo la libertà; né servi, né padroni!” – “Basta guerre! Nostra patria è il mondo intero” – “Basta spese militari! Più scuole, più case, più ospedali!” – “Il progresso è solo un affare per i padroni; lavorare meno, lavorare tutti!” ecc. Tali slogan venivano intercalati da interventi : contro la guerra, in cui si ricordava che proprio il 4 novembre si festeggiano le forze armate per la vittoria nella prima guerra mondiale, mentre andrebbero ricordati i massacri che hanno causato la morte di centinaia di migliaia di innocenti, consegnando alla miseria un’intera popolazione, tutto per l’ambizione dei politici e i sporchi interessi del padronato. Un intervento è stato centrato sulla Borsa di Milano, in Piazza Affari, dove si uniscono il malaffare, speculazioni, governanti e mafiosità, tutti uniti in un solo obbiettivo: lo sfruttamento della classe lavoratrice. Solo con l’abbattimento di questo tempio del malaffare e del sistema di potere che lo regge, per una società autogestita, potrà esserci un’era più felice. Quando siamo passati sotto il palazzo del Comune si è voluto ribadire che con l’amministrazione di centro-sinistra nulla è cambiato nel degrado delle periferie. Non sono cambiate le condizioni di lavoro precario, malgrado le promesse elettorali, si continua con la politica delle esternalizzazioni dei servizi consegnati in appalto a false cooperative, a discapito dei diritti dei dipendenti e dei servizi stessi. Si continua a risolvere il problema delle case con gli sfratti delle famiglie bisognose senza un reddito adeguato. Si denuncia che sarà eseguito il 24 novembre lo sfratto, in via Torricelli 19, della sede di un circolo anarchico presente da moltissimi anni nel territorio.
Il corteo è terminato in Piazza San Babila dove si sono svolti gl’interveti di chiusura dal palco su camion che era in testa al corteo. Per primo ha parlare è stato un rappresentante della Comunità Curda che ha denunciato la pesantissima repressione esercitata dal governo turco, attuando il vero colpo di stato che proprio nella giornata precedente, in barba a tutte le regole democratiche, ha arrestato i dirigenti e i deputati dell’Hdp del partito filo-curdo, annunciando un corteo di protesta fino al Consolato Turco al termine della manifestazione. E’ seguito un intervento dell’Unione Inquilini, denunciando la grave situazione abitativa, mentre continua la politica degli sfratti, indicando nel diritto alla casa una rivendicazione che il movimento di lotta dei lavoratori deva fare propria. E’ intervenuto il rappresentante per il coordinamento CUB che ha sottolineato la riuscita dello sciopero rivendicandolo come una giornata di lotta autentica rispetto a quelle finte di Cgil, Cisl, Uil che poi firmano gli accordi di svendita, criticando quei sindacati sedicenti di base che sottoscrivono accordi di rinuncia alla lotta stessa, invitando a continuare la mobilitazione anche dopo lo sciopero odierno. Il rappresentante della SGB ha ribadito la continuità di questo sciopero con quello del 18 marzo nel dimostrare la serietà dell’impegno del proseguire negli obbiettivi prefissi con la lotta. Ha anche ricordato la pesantissima situazione che i lavoratori, in maggioranza immigrati, vivono nel settore della logistica, dove il ricorso al licenziamento per chi si ribella è prassi molto frequente. E’ poi intervento un esponente di USI-AIT che ha subito evidenziato come si era coscienti che non sarebbe stato uno sciopero facile, ma si era soddisfatti dei risultati ottenuti. Ha ribadito che l’Unione Sindacale Italiana è per il massimo di unità possibile, soprattutto del sindacato di base e alla base, ma” le barriere l’hanno poste coloro che hanno scelto di sottoscrivere accordi indecenti che negano ai firmatari stessi la possibilità di sciopero contro gli accordi sottoscritti dalla cosiddetta maggioranza. Le barriere soprattutto le hanno poste chi si è fatto promotori di scioperi all’insegna delle logiche istituzionali, come la centralità del referendum costituzionale, mettendo i problemi veri della classe lavoratrice solo come appendice”.
“Noi siamo orgogliosi di aver proclamato sciopero nella chiarezza e trasparenza dei problemi reali”. Aver messo la nostra avversione alla guerra e alle spese militari come un punto molto importante contro i massacri delle guerre che provocano esodi di emigrazioni forzate, mentre vengono richiesti i sacrifici a noi tutti pur di non ridurre di un solo soldo le ingenti spesi militari.
Il diritto al lavoro che la Costituzione proclama a parole ma non garantisce e che solo con la lotta si può ottenere; la rivendicazione della riduzione dell’orario di lavoro rispetto ad uno sviluppo tecnologico in continua crescita che arricchisce solo il padronato; l’opposizione, come in Francia, al precariato sancito dalle leggi che sono il cancro di questa società; l’abolizione della legge Fornero che ruba anni di vita ai lavoratori e alle lavoratrici e costringe a schiattare nei luoghi di lavoro.
“Per finire – è stato sottolineato – non possiamo passare sotto silenzio il grave fatto che è stato impedito di passare nella via dove risiede il Consolato Turco. Una grave ferita delle abililità democratiche, in cui il governo italiano dimostra chiaramente di essere dalla parte del carnefice che governa in Turchia: Erdogan il vero golpista”. Ci si è dichiarati sempre attivamente solidali con la Resistenza Curda che sta esprimendo importanti valori di emancipazione sociale: “Uno squarcio di luce in questa notte buia che sta attraversando l’Europa e tutto il mondo”. Termina con “Ora e sempre resistenza in Italia e nel mondo”.
Seguono altri interventi di lavoratori e lavoratrici che hanno portato la loro testimonianza dai luoghi di lavoro. Al termine partiva un corteo non numeroso guidato dalla componente curda presente alla manifestazione scortato da un forte schieramento di polizia per arrivare fin sotto al Consolato Turco, difeso da una barriera di poliziotti e le loro camionette. Il grido di “Erdogan assassino!” veniva ritmato, mentre un esponente della Comunità Curda attraverso un megafono protestava duramente anche per i recentissimi arresti in Turchia, accusando la complicità delle potenze come la Russia e gli Sati Uniti e la passività complice dell’Europa. Da parte di un rappresentante dei sindacati di base promotori della giornata di sciopero si preannunciava la prossima scadenza nel pomeriggio del 12 novembre a Milano, di una manifestazione organizzato assieme la componente curda con il preciso obbiettivo di continuare la protesta contro la repressione del governo turco.
E’ il modo di rivendicare nel corso di tutto l’anno gli obbiettivi che sono alla base dello Sciopero Generale. Siamo consapevoli che questi Scioperi Generali ha dei limiti di estensione nelle difficoltà del momento che stiamo attraversando dovute a tanti fattori di contrasto. Ma siamo anche convinti che di fronte a tutto ciò che si sta riversando contro per l’eliminazione di tutti i diritti che nel tempo ci siamo conquistati non si può rimanere inermi. Questi tentativi significativi di lotta generale che ci stiamo dando sono input importanti per inviare forti segnali per una ripresa delle lotte. Non possiamo arrenderci alla passività, ma esercitare quella continua opera di risveglio, nella giusta direzione, necessaria alla ripresa della marcia emancipatrice in Italia e nel mondo.
Enrico Moroni